Descrizione
Venerdì 25 aprile, Villa Sandroni, un abbraccio collettivo per l'80° Anniversario della Liberazione!
Una giornata emozionante iniziata con il corteo e la deposizione della Corona al Monumento dei Caduti della Resistenza di Colnago.
Nel cortile, il Sindaco, l’Assessore alla Cultura e ANPI hanno ricordato il valore della libertà, mentre gli studenti dell’Istituto Dante Alighieri hanno commosso tutti con letture dedicate alla memoria delle staffette partigiane, omaggiando anche la nostra Giuseppina Comi. Il Corpo musicale Sant’Alessandro ha scandito i momenti più significativi e, per concludere, un momento di convivialità e storia: una simbolica pasta della Liberazione servita dal Gruppo Alpini e una mostra allestita Pro Loco che ha reso l’atmosfera unica, mentre ricordavamo l'importanza della memoria e il messaggio di umanità di Papa Francesco, a pochi giorni dalla sua scomparsa. Di seguito, pubblichiamo il discorso pronunciato dal sindaco Andrea Panzeri.
"Esattamente 80 anni fa come oggi, si compirono eventi straordinari, resi possibili da gesta eroiche di tante donne e tanti uomini coraggiosi, che hanno contribuito alla liberazione dell’Italia e alla fine dell’occupazione nazista nel nostro Paese. Di fronte a eventi straordinari come quelli, sorgono spontanee tante domande, tanti interrogativi, perché è difficile la comprensione dei fatti per coloro che non li hanno vissuti in prima persona. Dunque proviamo a dare voce a questi protagonisti della Resistenza, anche se le loro voci sembrano stanche e deboli, anche se in tanti, troppi, da 80 anni giacciono sotto una lapide a rendere loro la giusta gloria. Che cosa pensavate in guerra, figli miei prediletti? Perché mai anziché combattere in prima linea non vi siete nascosti aspettando la fine del bombardamento? Pensavamo, mamma nostra carissima, alle nostre sorelle piccole che a casa attendevano infreddolite e affamate la fine di questa guerra. Guerra che le ha private della gioia dell’infanzia, della spensieratezza di una corsa nei campi a piedi scalzi, della possibilità di studiare a scuola per istruirsi e avere un lavoro. Guerra che ha fatto occupare la loro casa dagli invasori, che ha impresso in loro incubi terribili che mai dimenticheranno. Non le abbiamo più potute abbracciare queste nostre sorelle piccole, ma abbiamo abbreviato la loro sofferenza e dato loro un’occasione di gustarsi il futuro. Ecco a cosa pensavamo in guerra mentre anziché nasconderci, combattevamo in prima linea sotto le bombe. Che cosa vi spingeva durante le azioni clandestine di sabotaggio del nemico, soldati miei valorosi? Perché mai vi ostinavate a trascinarvi sporchi nel fango, con vesti logore e munizioni scarse, per ritardare di una sola ora la marcia della colonna nemica anziché prendervi una settimana di licenza? Ci spingevano, insigne generale nostro, l’immagine dei compagni soldati ingannati dalle spie fasciste e presi prigionieri dall’invasore nazista, compagni che rinchiusi in qualche sotterraneo buio e umido, serravano le loro bocche nonostante le percosse, nonostante le torture, conservando in sacro silenzio i nomi dei partigiani nostri amici. Non abbiamo risposto più agli appelli per il ritiro della posta né preso più la nostra razione di rancio, ma quel giorno abbiamo fermato la colonna del nemico per un’ora e mezza e i nostri compagni prigionieri sono scampati all’esecuzione, potendo tornare a casa dalle loro famiglie e alla loro vita. E ancora oggi ogni anno ci portano un papavero sulla targa che ricorda la nostra impresa. Ecco cosa ci spingeva ad avventurarci in imprese clandestine e rischiose, anziché prenderci una settimana di licenza. Perché mai avete deciso di nascondere queste persone qui nel nostro paese, miei affezionati parrocchiani? Non potevate forse non rispondere quando hanno bussato alla vostra porta questi soldati in fuga, tenendovi così lontani dalla furia della violenza fascista? Abbiamo deciso di accogliere questi sventurati, reverendo nostro parroco, perché in loro abbiamo visto il volto del fratello sofferente, abbiamo sentito le preghiere dei loro figli lontani che a casa invocavano il ritorno del papà, abbiamo pensato che un po’ di fieno e un piatto di minestra non si rifiuta a nessuno. Certo, la vendetta dei fascisti è stata pesante, la cascina è stata completamente bruciata, lei stesso ha celebrato il nostro funerale sotto una pioggia battente. Ma questi soldati sono riusciti a tornare salvi al loro paese e a gridare a tutti la bellezza della libertà, la gioia di servire l’altro, la forza dell’amore per il prossimo. Ecco perché abbiamo nascosto queste persone nel nostro paese senza voltarci dall’altra parte. Quando avete scelto di correre un rischio così alto, nipoti mie adorate? Non era forse meglio restare in casa a badare alle faccende domestiche, come solo noi donne sappiamo fare con così tanta cura e sollecitudine, in attesa di tempi migliori? Abbiamo scelto di passare all’azione in prima persona, nonna nostra tenerissima, quando abbiamo capito che senza un nostro intervento, questi tempi migliori non sarebbero mai arrivati. E allora pronte con le biciclette per fare le staffette come parte attiva e necessaria della Resistenza, disposte a pedalare alla luce del sole per consentire agli altri partigiani di restare nell’ombra. Senza le nostre fatiche sulle due ruote, quanti anni ancora avremmo atteso prima di poter votare per la nostra Italia, quanti anni ancora prima di poter ottenere un lavoro equo e indipendente, quanti anni ancora prima di essere valorizzate e riconosciute al di fuori della sola famiglia? E quanta strada ancora c’è da fare. Ecco quando abbiamo deciso di non restare in casa, nonostante nessuno si aspettasse niente da noi giovani ragazze. E infine, cosa sognavate mai in quel momento terribile, amati mariti e fidanzati nostri? Perché sorridevate quando vi siete offerti volontari al rastrellamento e perché sorridevate ancora mentre il plotone di esecuzione di fronte a voi premeva i grilletti dei fucili? Sorridevamo, incantevoli nostre spose e madri dei nostri bimbi, perché sognavamo un mondo in pace senza più guerra, un mondo dove si potessero gustare cibi succulenti senza più sentire fame e saziarsi con vino e latte senza pagare, un mondo dove crescere felici e in armonia con i vicini, dove la giustizia fosse in difesa del più debole e dove il potente divenisse servitore del misero. Sapevamo che questi nostri sogni erano irrealizzabili, ma in quel momento tanto forti li sentivamo in cuore che l’unica cosa giusta da fare era per noi dare la vita per la nostra patria e per il vostro futuro. Ecco perché sorridevamo di fronte alla morte, perché sapevamo che il male e l’odio non l’avrebbero avuta vinta, nonostante tutte le fatiche e le debolezze. Noi oggi, 80 anni dopo le imprese eroiche di questi ragazzi ventenni o poco più, 80 anni dopo le azioni clandestine di giovani fanciulle tremanti ma coraggiose, non siamo più capaci di trovare dei motivi per i quali dare la vita. Non siamo più disposti a trovare dei sogni per i quali morire. A 80 anni di distanza dalle imprese di questi eroi partigiani, almeno sforziamoci di trovare dei motivi per i quali vivere e per i quali spendere la nostra vita al servizio degli altri. Buona festa della Liberazione a tutti e viva l’Italia libera".
Grazie a chi ha reso possibile tutto questo e a chi ha partecipato rendendo il momento unico e indimenticabile. La libertà è un valore da coltivare ogni giorno!